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Cataratta: chirurgia e cristallini personalizzati per tornare a vedere bene

La cataratta è una patologia tipica dell’età anziana, ma a soffrirne oggi sono anche i più giovani. Tra i fattori di rischio per la sua insorgenza, oltre all’età, troviamo un’eccessiva esposizione non protetta ai raggi UV, alla luce degli smartphone e a quella dei computer, l’ereditarietà, i traumi, patologie come il diabete e l’uso prolungato di farmaci (cortisone) senza controlli dall’oculista.

Grazie alla chirurgia e alla disponibilità di cristallini personalizzati però è possibile tornare a vedere bene e non solo meglio, come spiegano gli specialisti di Oculistica di Humanitas San Pio X.

“Sempre meno una patologia dell’anziano, la cataratta può avere un esordio precoce e a volte, manifestarsi anche già dai 40 anni. Il cristallino, posto tra il corpo vitreo e l’iride dietro la pupilla, inizia a diventare opaco e con l’avanzare dell’età procede a un indurimento della lente naturale. Per tornare a vedere è necessario sostituire il cristallino malato con uno artificiale. I pazienti che desiderano eliminare gli occhiali, dopo aver superato una serie di esami specifici di idoneità all’uso di cristallini personalizzati, possono recuperare la nitidezza della vista a qualsiasi distanza. I cristallini personalizzati infatti hanno dimostrato di ottenere risultati in termini di qualità visiva nettamente superiori rispetto ai cristallini standard”.

Ogni cataratta è diversa dall’altra

Come sottolinea la dottoressa Emanuela Visentin, oculista: “Ogni cataratta è diversa dall’altra e viene diagnosticata con esami che valutano la qualità della visione e le caratteristiche dell’occhio e del cristallino. Anomalie della cornea, difetti visivi, salute della retina e del nervo ottico, capacità refrattiva e la topografia della cornea, sono alcuni dei parametri che aiutano a valutare il recupero di qualità visiva possibile dopo l’intervento. Dopo aver superato una serie di esami specifici, alcuni pazienti con retina sana, dopo l’intervento potrebbero recuperare una visione perfetta anziché vedere solo meglio”.

Come avviene l’intervento?

“L’intervento avviene con due microincisioni su una superficie grande come una lenticchia. Vengono poi introdotti piccolissimi strumenti chirurgici per arrivare al cristallino, senza lesionare la sua capsula spessa 20 volte meno di un capello. Si frantuma il cristallino opaco con una microsonda a ultrasuoni, se ne aspira ogni frammento e, con uno speciale dispositivo, si impianta la lente intraoculare artificiale sigillando le microincisioni, senza punti di sutura. In genere, l’intervento si esegue in anestesia locale/topica con gocce direttamente sull’occhio”, spiega il dottor Savaresi. L’operazione può durare da dieci minuti a mezz’ora, anche per entrambi gli occhi.

Le accortezze dopo la chirurgia

Dopo l’intervento, il paziente inizia a vedere gradualmente meglio e anche il fatto che sia un intervento ambulatoriale può portare a credere che, una volta a casa, tutto sia finito. Come raccomanda il dottor Alberto Alini, oculista, non bisogna però sottovalutare il post operatorio: “In realtà, l’intervento di cataratta è paragonabile all’impianto nell’occhio di una protesi, ovvero la lente artificiale che sostituisce il cristallino naturale opaco. Le moderne tecniche chirurgiche, riducendo il trauma, accelerano anche i tempi di recupero dopo l’intervento. L’occhio però è un organo importante e delicato e richiede il rispetto dei suoi tempi biologici di guarigione. Bruciore, sensazione di corpo estraneo, lacrimazione e fotofobia sono normali subito dopo l’intervento. Tuttavia, seguire la terapia secondo i tempi e le modalità prescritte, evita di mettere a rischio l’esito dell’intervento con infezioni e permette di ottenere solo i benefici visivi”.

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