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Diverticolosi e diverticolite: quali differenze? Ecco come si interviene

I diverticoli sono un disturbo comune e si stima che interessino circa il 60% della popolazione adulta sopra i 50 anni. Come ci spiega il dottor Marco Dal Fante, Responsabile di Gastroenterologia ed Endoscopia in Humanitas San Pio X, si tratta di un’alterazione a carico dell’intestino caratterizzata dalla presenza di piccole tasche intestinali.

In presenza di diverticoli dell’intestino si parla di diverticolosi; la diverticolite è invece un processo infiammatorio che può colpire i diverticoli, ma che si sviluppa solo nel 4-5% dei casi di diverticolosi.

Una condizione asintomatica

“Il riscontro dei diverticoli è spesso occasionale, nell’80% dei casi infatti sono asintomatici e dunque i pazienti non si accorgono della loro presenza finché magari non si sottopongono a una colonscopia per altre ragioni.

I soggetti con diverticolosi possono soffrire di gonfiore e flatulenza, ma trattandosi di sintomi aspecifici e piuttosto comuni, in genere non rappresentano un segnale tale da condurre il paziente dallo specialista.

Diverso è il caso di coloro che sviluppano diverticolite: l’infiammazione dei diverticoli infatti causa dolori addominali e febbre”, spiega il dottor Dal Fante.

Come si effettua la diagnosi?

La diagnosi viene effettuata mediante la colonscopia. “In Humanitas San Pio X ricorriamo alla colonscopia virtuale, un esame radiologico non invasivo che consente di osservare la parete interna del colon attraverso una tomografia computerizzata (TAC) dell’addome a bassa dose. Rispetto alla colonscopia tradizionale, questo esame richiede una preparazione semplice (l’assunzione di un liquido per via orale, privo di effetti collaterali), non necessita dell’introduzione della sonda endoscopica ed è dunque più confortevole per il paziente grazie alla minor invasività, pur garantendo un’elevata accuratezza diagnostica”, sottolinea lo specialista.

Come si interviene in caso di diverticoli?

“È bene che i pazienti con diverticolosi, anche se asintomatica, si sottopongano a visita gastroenterologica annuale, al fine di monitorare l’andamento dei diverticoli. I diverticoli in genere non tendono a peggiorare con il trascorrere del tempo, ma possono infiammarsi e causare una diverticolite.

I pazienti con diverticoli non hanno restrizioni alimentari e possono mangiare regolarmente; laddove vi sia una diverticolite invece, il gastroenterologo suggerirà le indicazioni più appropriate per affrontare la fase acuta dell’infiammazione. Durante la fase acuta di diverticolite, con dolori addominali e febbre, è bene mettere a riposo l’intestino evitando di assumere fibre vegetali (quindi no frutta, verdura e alimenti integrali), almeno per qualche giorno. Occorre preferire un’alimentazione a base di carboidrati e proteine (pasta, riso, carne meglio se bianca) e un abbondante apporto idrico (bere 2 litri di acqua al giorno). Oltre alla dieta, il medico prescriverà una terapia antibiotica con farmaci ad ampio spettro”, continua il dottor Dal Fante.

Quando occorre l’intervento chirurgico?

“In fase acuta se si sviluppa una peritonite, ma è bene cercare in tutti i modi di “raffreddare” l’infiammazione, anche attraverso il ricovero ospedaliero che consentirà il digiuno (con conseguente riposo del colon), terapie antibiotiche mirate e terapia analgesiche. Se gli episodi di diverticolite si ripetono con frequenza di 2-3 attacchi ogni anno, allora occorre consultare un chirurgo per scegliere la strategia operatoria più adeguata”, precisa lo specialista.

I consigli di prevenzione

Lo stile di vita gioca un ruolo importante nella prevenzione della diverticolosi. È bene, per esempio, assicurarsi un’alimentazione ricca di fibre: una loro mancanza infatti è legata al rischio di diverticoli. Tra i fattori di rischio anche la stipsi cronica; chi ne soffre ha infatti maggiori probabilità di insorgenza di diverticoli per via dell’elevata pressione interna che subisce il colon. È bene però ricordare che il consumo di fibre deve essere accompagnato da un’adeguata assunzione di acqua: questa infatti favorisce la peristalsi intestinale, ovvero i movimenti involontari dei muscoli del colon che permettono alle feci di passare nei tratti più interni dell’intestino. Occorre bere durante i pasti o poco dopo aver mangiato, affinché l’acqua ammorbidisca il cibo ingerito all’inizio della digestione.

“Importante anche una regolare attività fisica, purché sia adeguata all’età e alle condizioni del singolo. Il colon è infatti un organo dotato di un’importante tonaca muscolare e, come tutti i muscoli del nostro organismo, trova beneficio dall’attività fisica che attraverso un aumento della frequenza cardiaca migliora l’ossigenazione di tutti i nostri tessuti muscolari”, ha concluso il dottor Dal Fante.

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