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L’incubo dei pianisti? Tendiniti e dolore alle mani e dita. Consigli per evitarli

Domenica 19 maggio, Humanitas San Pio X e la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado insieme a Piano City Milano 2019 danno il via alla “Maratona della musica in salute”, un concerto educational in cui musica e salute risuonano dalle 10.30 alla Portineria di quartiere di BASE Milano.

In attesa del concerto abbiamo parlato di salute delle mani dei pianisti con gli specialisti.

Mozart diceva: “tre cose sono necessarie per un buon pianista: la testa, il cuore e le dita”. Ai tempi, però, Mozart non sapeva che per mantenere dita agili e tocchi delicati, evitando patologie da sovraccarico funzionale tipiche dei pianisti, postura, stretching e riscaldamento al pianoforte erano tanto importanti quanto l’esercizio. «La forza richiesta per suonare un pianoforte è molto piccola e, di per sè, non sufficiente a creare lesioni a mani e dita – dice il dott. Giorgio Pivato, responsabile dell’Unità  di Chirurgia della Mano di Humanitas San Pio X -. Nel tempo, però, l’utilizzo prolungato e la velocità dei tocchi possono provocare microtraumi e infiammazioni locali. Sottoposti a stress costante, i tendini possono infiammarsi con conseguente rigidità, dolore ed impaccio funzionale, come ad esempio nel dito a scatto, mentre i nervi possono venire compressi con conseguente formicolio, perdita di forza e di sensibilità, come accade per la sindrome del tunnel carpale. Tra tutte le patologie che possono colpire le mani del pianista, però, la distonia focale è la più temuta perché provoca contrazioni involontarie delle dita che riducono la performance fino a non riuscire neppure ad eseguire delle semplici scale. Continuare a suonare anche in presenza di disturbi lievi, può aggravare i sintomi e contribuire alla cronicizzazione della patologia. Quando il dolore tende a peggiorare o perdura per più giorni – conclude l’esperto –, è utile un consulto specialistico. Molti sono gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione per curare i musicisti senza dover necessariamente interrompere la loro attività: dai tutori dedicati, alla fisioterapia della mano, fino agli interventi mininvasivi che, in molti casi, permettono l’immediato utilizzo della mano operata».

Pianisti: la postura che fa bene anche alle mani

«Mani e dita sono strutture complesse e delicate, ma così forti da essere in grado di sostenere il peso dell’intero corpo con un solo dito – prosegue l’esperto -. Composte da 27 ossa, 69 muscoli, 29 articolazioni, 123 legamenti, 51 nervi, 20.000 recettori tattili di cui 100 per cm2 sulla punta di ogni dito, per il loro movimento usiamo un quarto di tutto il cervello». «La gestualità fine ed elegante necessaria per suonare il pianoforte – dice Eleonora Resnati, fisioterapista della mano di Humanitas San Pio X – richiede anche che la postura del corpo sia corretta. Una buona posizione di schiena e spalle possono aiutare il pianista nella sospensione delle braccia evitando il sovraccarico e, nel tempo, limitando infiammazioni e patologie alle mani e alle dita».

Qual è la postura corretta che fa bene anche alle mani?

  1. schiena eretta con natiche ben appoggiate sullo sgabello
  2. bacino mobile e in grado di spostare il peso da un lato all’altro
  3. scapole ben fissate al torace
  4. spalle abbassate e rilassate
  5. gomiti e polsi pronti ad accompagnare, con movimenti morbidi e appena accennati, lo scorrere delle dita sulla tastiera

La prevenzione delle più frequenti patologie delle mani dei pianisti dovute alle tante ore di preparazione ed esercizi, o alla postura e tecnica non corretta, inizia anche dalle mani. «Stretching e defaticamento sono importanti nello sport così come nella musica – continuano gli esperti –. Anche per le mani, la prevenzione di traumi, lesioni e infiammazione, e le grandi performance richiedono preparazione e riscaldamento muscolare con esercizi di stretching prima di suonare per permettere a muscoli, tendini e articolazioni di scaldarsi, e ammorbidirsi, e aumentare l’apporto sanguigno. Alla fine, invece, la muscolatura ha bisogno di una fase di defaticamento, proprio come nello sport, in modo da raffreddarsi nel modo adeguato ed evitare contratture e sovraccarichi».

 

 

 

 

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